mercoledì 23 giugno 2010

riflessioni

intorno alle 18 percorrevo la tratta Riccione Rimini sull'autobus 11 gremito di gente.
l'andamento era lento e poco scorrevole e in ogni momento c'era un rallentamento ed una frenata. la calca all'interno non permetteva comodità. ed io che sono piccolina in queste situazioni prendo sempre gomiti in faccia, schiacciamento di pance enormi e camminate selvagge sui piedi. oggi ne ho contate tre. dalla stessa persona. alla quarta le avrei chiesto il pedaggio.
per distrarmi mi sono concentrata su ciò che accadeva fuori.
così ho visto con i miei occhi che qui in romagna è finalmente - e veramente - arrivata l'estate: un susseguirsi di alberghi stile cubo che fingono vitalità, una sfilata variopinta di negozietti scadenti di vestiti, scarpe, accessori, supermercati in una girandola di consumismo a basso prezzo che fa girare la testa. e poi i turisti.
coppie, coppie da sole e coppie con figli. anziani, giovani, balordi, stranieri, transessuali, zingari.
mi sono improvvisamente ricordata di quando ero adolescente e andavo ancora al liceo.
e mi capitava di rado di frequentare il lungomare durante il periodo invernale.
ma che un giorno ci andai per caso, che avevo saltato la scuola, e che mi portarono in motorino a stravaccarci su una spiaggia un po' lontana dal centro e che quella stessa strada la feci con gli occhi che avevo allora.
la ricordo come una cartolina di un paesaggio surreale.
gli alberghi uno attaccato all'altro. vuoti. chiusi. sbarrati, con tutte le finestre sigillate.
un paese fantasma.
e ancora le saracinesche dei mille negozi abbassate, abbandonate.
e il deserto attorno senza l'ombra di un passante.
e ricordo il freddo e il vento. gli alberi lungo il viale enormi e maestosi ma completamente spogli. anche loro tetri e sinistri.
che senso di vuoto. che senso di abbandono.

mi sono ridestata dai miei pensieri e ri-posando gli occhi dentro l'autobus mi sono ritrovata a guardare con un amore sorprendente ogni uomo che avevo accanto.
l'indiano sulla mia destra aveva il viso bello - non bello, ma suo - ed io lo trovavo bellissimo. la donna africana a cui avevo ceduto il posto mi è sembrata una madonna nera con la pelle d'ebano.
e la ragazza che saltava sul mio piede destro aveva gli occhi color cielo.

oggi nel parco, mollemente camminando con l'amica C. ho raccolto una cartaccia veramente grossa buttata in mezzo al viale che i passanti e le biciclette sistematicamente schivavano. e basta.
l'ho raccolta e me la sono portata fino al cestino più vicino.
venti metri.

succede che faccio delle cose, alle volte, che poi ci ripenso e da sola mi sorrido tutta.

5 commenti:

  1. c'è un'unica spiegazione: mentre eri assorta nei tuoi pensieri, qualcuno ti ha dato l'ennesimo pestone, hai aperto la bocca e lui ci ha infilato una pastiglia di lsd.

    Così si spiega anche il trasporto della cartaccia per 20 metri :)

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  2. Bellissimo post.

    Grazie mille per il commento, CIAO!!! :-D

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  3. Succede che sia normale, che una persona bella, faccia cose belle... :o)
    E' vero, sono due mondi totalmente differenti.
    La Romagna è una di quelle terre con forti contrasti (Fellini ne sapeva qualcosa), che affascina in qualsiasi forma si presenti.
    Vacci più spesso, se puoi, su quel lungomare d'inverno.
    Merita.
    Il "fermo", ti fa apprezzare molto di più il "movimento"... ed anche tutte le cose belle che si possiedono, ma della cui bellezza, a volte ci si scorda...

    D.I.

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  4. che belle cose fai! e fai bene a sorriderne!
    post molto carino.annika

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  5. eheheh Clay, ma quanti me ne danno allora di nascosto! non si contano più sulle dita delle mani...

    grazie a te Lario che passi di qui. CHE ONOOOOORE!!!

    Diversamente, caro, io il bello cerco di scoprirlo nelle pieghe della vita...

    ciao Annika, grazie del tuo passaggio qui!

    buona domenica!
    L

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dicono la loro: