sabato 17 luglio 2010

musica nuova


cose incredibili vivo.

ho passato tre giorni in un castello popolato di giovani musicisti impegnati in corsi di perfezionamento in violino, viola, violoncello, contrabbasso e composizione.

ogni angolo del castello, sala, ala, curva, e ogni centimetro del giardino era occupato, durante il giorno, da un giovane suonatore che abbracciava il proprio strumento e liberava la propria musica nell'aria, nel caldo afoso studiando per ore e ore.

mi muovevo per il castello come un topino stregato dal flauto magico: seguivo una viola, eccola, in cima ad una scala di pietra; un contrabbasso, due, tre, quattro contrabbassi nel giardino; un violino nascosto tra i ruderi.

catapultata in questa dimensione magica ho vissuto tre giorni come in un sogno irreale.
il mio ruolo, forse difficile da spiegare, era quello di raccogliere la musica scritta dai giovani compositori del corso di composizione e in due giorni insieme ad una pianista studiarla e suonarla in un concerto finale.
dieci pezzi. musica nuova. contemporanea.
quel tipo di musica che non richiama pubblico, che lascia le sale semivuote, che sconcerta e respinge.
il tipo di musica che mi mette in una condizione di sfida.
cose strane. sussurri, grida. suoni dal sapore popolare. intervalli crudi. gesti del corpo, dolcezza anche.
e stupore.

come fossero tanti scrittori di racconti con i loro nuovi linguaggi, le piccole storie, le suggestioni.
in musica.

ho visto occhi brillare e sorrisi schiudersi.
interpretare la loro idea, il loro pensiero musicale era il regalo più potente che potessimo fare.

stupore di fanciulli. ecco.

dunque, stavo lì, seminascosta tra i ruderi del castello sommersa di fogli e pentagrammi a cercare un poco di silenzio e concentrazione per studiare.
poco distante nella scuderia anche la pianista leggeva al pianoforte i vari brani consegnatici.

e poi questa cosa che mi ha stretto il cuore.

una giovane ragazza compositrice.
prime armi, prime esperienze.

scende trafelata le scale per raggiungere le scuderie e andare ad ascoltare lo studio e l'esecuzione del suo, forse, primo pezzo scritto.
dalle scuderie si sente il pianoforte che pizzica corde, batte tasti, cerca accordi, si ferma, riprende. fa musica.
io, non vista, la guardo.

sembra riconoscere la sua musica (ciò che fino ad un attimo prima era solo nella sua testa, ora è lì, tangibile, che vibra, che chiede di essere ascoltata e capita.)
si ferma improvvisamente e trattiene il fiato.
rimane immobile pochi istanti e poi con una lentezza da teatro kabuki gira su se stessa e ritorna sui suoi passi.
per un attimo le vedo il volto. arrossita e commossa ha gli occhi pieni di lacrime.
risale le scale lentamente con passi appena percepibili e sparisce dalla mia vista.

scappata da una emozione che sembra più grande di lei, mi lascia lì, turbata, a guardare i miei piedi che penzolano dal muretto.

5 commenti:

  1. Ma che bellezza di esperienza.

    Grazie mille per il commento e buon fine settimana :-D

    CIAO!!!

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  2. è bella la coscienza del saper far nascere musica, ancor più del far nascere parole. E' come un figlio che nasce, una parte di te che viene fuori...

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  3. laura
    perfetto
    folletto
    da musiche attratto...
    attenta,
    stavolta ti han scorto...
    non farti catturare
    ;-)
    Fiorettolo

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  4. ciao Lario, grazie a te del passaggio!

    un bacio Clay! credo che ogni arte sia come far nascere qualcosa di noi, come un proprio figlio.

    fiorettolo, cosa vuoi dire? che mi hai ascoltato in questa impresa folle? ;)

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  5. che merviglia..
    creare...
    un saluto
    annika

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dicono la loro: