domenica 11 luglio 2010

primi passi: un destino.

mia madre ogni anno, a luglio, portava me e mia sorella ad assistere ai concerti del più importante festival musicale della mia città.

era buffo e tenero vederci tutte e tre, sedute dapprima a schiena dritta sulle sedie dure della cattedrale, poi le due bimbe appoggiate alla madre una di qua, una di là, infine entrambe addormentate con le teste abbandonate sulla faldata materna e le gambine rannicchiate sulle sedie.
avevamo all'epoca non più di sei anni.
due spiritelli biondi.

che magia si disegnava nell'aria... archi, fiati, timpani, arpe. armonie e contrappunti. favole di draghi e principesse. corse nel bosco. balli regali tra dame in abiti sfarzosi.
la musica disegnava nell'aria storie fantastiche in cui perdere il senso della realtà.
l'immaginazione, durante il procedere della serata, si faceva poi confusa e caotica. gli occhi pesanti e la vista buia. cadevo in sonni faticosi, immersi in paesaggi sonori densi e aviluppanti.

le serate musicali si susseguivano regolari.
ci conoscevano tra il pubblico. i due spiritelli biondi con la madre.
ci sorridevano e ci compativano. a volte ci ammiravano.

una sera una donna che rimarrà per sempre nei miei ricordi si è stagliata nobile di fronte a me.
bella da tremare. altera da lasciare senza fiato.
un abito verde, e i capelli raccolti morbidi sul capo.
era renata tebaldi.
mia madre mi aveva trascinata da lei, conoscendo la mia attitudine al canto.
mi aveva presentata lasciando che fosse la mia giovanissima età ( cinque anni) a catturare la simpatia della famosissima cantante.

ecco. il suo sorriso. la dolcezza. uno sguardo volitivo e fiero.
mi incoraggiò a coltivare il canto. a non smettere di sognare.
mi disse di credere nella mia forza, nella mia qualità.

certo fu che non ci capì quasi nulla.
tanto che non sapevo neppure cosa fosse e facesse di preciso una cantante lirica.
certo fu che non mi dimenticai mai di lei.
tanto fu che sognai da quell'istante di diventare io stessa una cantante lirica.

sognai e fui. studiai. coltivai. piansi. mi arrabbiai. e ancora studiai. affrontai viaggi, fatiche, delusioni, incertezze.
rimasi ferma. inossidabile. impassibile. mi piegai. mi spezzai molte volte.
ma il mio sogno rimase inalterato. visibile. tangibile.

non abbandonai mai la forza che mi trasmise quella donna.

ora posso dirlo.
con tutta la fatica che istante dopo istante questa scelta mi comporta, io sono diventata il mio sogno.
che gioia.

5 commenti:

  1. ci vuole molto coraggio, ma soprattutto molta costanza per fare sì che i sogni rimangano tali anche dopo che si sono realizzati. Io non ce la farei: mi mancano entrambi.

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  2. io direi "capii" invece di "capì"

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  3. non male diventare il proprio sogno...temo che a me non capiterà mai...anche se, una volta, ci sono andato vicino, vedendo, durante le prove di uno spettacolo da me scritto, che si materializzava qualcosa che prima era solo nella mia fantasia...ciau...

    starmorning

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  4. l'ho detto anche ieri alle mie bimbe: non è che i sogni si avverano, siete voi che li avverate ;)

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  5. Con un esempio come la Tebaldi, il tuo destino non poteva non essere segnato...Oltre ai sogni, abbiamo bisogno anche di buoni maestri.

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dicono la loro: