sabato 7 agosto 2010

sguardi altrove

il paese che mi ospita non sa neppure il mio nome.
All’oscuro. Come la mia pelle.
Attorno a me una festa popolana, con salsicce e birra sulla spiaggia. Poi i balli, la musica ad alto volume.
Gente ubriaca che mi sfiora barcollando, ma non mi vede.
Sono qui seduto senza forze sulla panchina. Ho vestiti colorati. Ma la pelle mi tradisce.
La mia tristezza la leggi impressa negli occhi.
Ho la sguardo della bestia ferita.
Lacrimo sangue e orgoglio.
Questa sera non mi alzerò per passare di persona in persona a vendere i miei inutili oggetti.
Questa sera sono padrone della mia solitudine.
Non farò nemmeno lo sforzo di sorridere a questa donna che mi guarda con insistenza.
Vattene donna bianca.
Non mi diverto.
Non ho una casa, non ho un letto.
La mia sposa è lontana e ho figli che non vedo crescere.
La mia speranza è in questa scatola rotta piena di roba che nessuno compra.
Guardo oltre la spiaggia piena di vita scomposta e vedo il mare.
Oltre il mare vedo altri paesi. E lontano la mia terra.
Ecco la mia donna che dorme.
Mi avvicino cauto e le sfioro appena il viso.
Sono potente. sono un drago. Libero di sognare.
Sono stremato. Sono niente. Prigioniero di povertà.

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