quando mi trovo a studiare un pezzo di musica contemporanea
passano alcuni giorni prima che riesca ad intuire il mondo sommerso del compositore;
decifro la scrittura, ricerco gli accenti e l'enfasi a cui appoggiarmi, come lidi sicuri.
guardo il totale e annuso il particolare.
poi lentamente inizia ad affacciarsi una idea, un gesto, un movimento.
vedo un disegno che prende una forma. un vascello, un algoritmo, un bosco di abeti, il respiro del mare.
finalmente la mia mente può iniziare a dialogare con chi bussa alla porta della mia immaginazione.
è in questo momento che inizio a capire e a fare musica...
mi riconosco spesso in quello che scrivi. si, dev'essere la poesia.
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RispondiEliminail commento di prima era mio.
RispondiEliminaper dire che io invece non la capisco, la subisco, non mi fa entrare, non mi fa adagiare. resta lì a farmi un solletico non sempre piacevole e mette in luce tutti i miei limiti
:) bello.
RispondiEliminafiorettolo
Meraviglioso..
RispondiEliminaE` così che dev'essere!
A poco a poco la musica ti entra sottopelle, a poco a poco le sue connessioni interne si lasciano scorgere, e a poco a poco - anche solo da ascoltatore - la fai tua, parte di te.
bobby