sabato 23 ottobre 2010

una Papagena senza scarpe

prova generale.

fibrillazione, energia, egocentrismi vari, qualche parola storta e qualche sorriso fin troppo tirato.

arrivo in teatro dopo tutti. la macchina teatrale è già in movimento da qualche ora.

machinisti che controllano le scene, le quinte, gli attrezzi.

le sarte che vestono, corrono di qua e di là, aggiustano un nastro, stringono un laccio.

le truccatrici sono una nuvola di cipria e sbaffi di rossetto.

gli orchestrali accordano gli strumenti, sparsi a gruppetti per i corridoi.

i protagonisti sono già nei camerini avvolti da profumo e fiori di tutti i colori.

fanno vocalizzi, rispondono al telefono, ripassano la musica.

arrivo in teatro dopo tutti e mi aggiro felice tra il disordine.

il camerino di Pamina, che è il mio per adozione (sto lì con lei a mangiare biscotti, fare esercizi di inglese e tedesco con il cellulare, raccontarci sciocchezze e farci compagnia), è già una bomboniera di azzurri e argenti, sorrisi e emozioni di vario tipo.

son felice e bacio tutti sulle guance.

"attenzione, cinque minuti all'inizio dell'opera" tuona la voce della direttrice di scena in tutti i camerini del teatro.

fibrillazione: orchestrali in buca, cantanti dietro le quinte insieme a macchinisti attrezzisti e maestri di palcoscenico.

la platea è un brusio indistinto dove spiccano a tratti risate e colpi di tosse.

entra il direttore d'orchestra in jeans e camicia bianca.

silenzio.

il gesto e poi ecco la musica.

Mozart che rotola da violino a violino, da archetto ad archetto, viole violoncelli e contrabbassi.

e flauti, clarinetti, oboi, tromboni.

l'orchestra è una macedonia mista dal sapore dolcissimo e pungente.

io sono la ciliegina sulla torta, l'unica ancora in borghese che si aggira anonima tra le quinte.

ecco il serpentone che sputa fuoco e fiamme (un debole fumo in verità) e che spaventa l'azzurrissimo Tamino.

ecco le tre dame velate con la bacchetta delle twinks.

ed ecco il mio amato alter ego, Papageno, che regala al pubblico un sorriso tutto colgate e tenerezza.

mi lascio avvolgere dalla bellezza che mi circonda e trasportare dalla musica e dall'immensa macchina teatrale in movimento.

con calma mi avvio, a primo atto concluso, nel mio camerino al secondo piano.

accanto la truccatrice, al quinto mese di gravidanza, ride e il suo riso è spensierato e contagioso.

dice che i miei capelli sono una massa incredibile bionda, che con la mia testa se ne potrebbero fare quattro normali.

naturalmente esagera.

due forse si.

me li lega in alto con una coda di cavallo sbarazzina.

mi trucca e mi sento bella.

una bella Papagena.

mi vesto della mia camicia da notte bianca, che in scena coprirò con un brutto mantello da strega.

infilo i sandalini di cuoio in dotazione e mi precipito giù dalle scale.

manca poco, pochissimo.

Sarastro sta per concludere la sua aria e dopo un brevissimo dialogo tra Papageno e Tamino apparirò per la prima volta io, nascosta da una orrenda maschera da vecchia.

un flauto magico del tutto tradizionale e per questo bellissimo!

scapicollo dunque giù dalle scale ma mi accorgo quasi subito che qualcosa non va nelle scarpe. mi fermo e sgomenta guardo il sandalo destro completamente scollato e il piede che se ne va da tutte le parti.

zampettando entro nel retro palco e cinguettando come si conviene corro dalla caposarta a far vedere il danno.

sono agitata e nello stesso tempo eccitata dall'imprevisto.

non c'è tempo per fare nulla, se non decidere al volo di entrare in scena scalza.

sono una papagena di imprevisti.

una papagena di sorrisi e buon umore.

ripasso velocemente mentalmente il piccolo dialogo in tedesco che dovrò recitare con l'amato Papageno e allaccio il mantello polveroso al collo.

"ferma, ferma!"

mi sussurra una sartina e mi porge due sandali dento una bustina di plastica.

"non entrare scalza, il palcoscenico è pieno di chiodi"

infilo i sandali di fortuna e con una giravolta mi tuffo in scena.

benvenuta allegra papagena con le scarpe!

2 commenti:

  1. il Flauto magico..voglio farlo con i miei bambini!

    riesci a commentare da me adesso?
    annika

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dicono la loro: