mercoledì 18 luglio 2012

psiche

all'alba mi sono svegliata con un grande senso di angoscia.
avevo appena sognato ciò di cui ho più paura in questo momento.
un rifiuto a collaborare.
un rifiuto che significherebbe accettare un compromesso che ritengo dannoso per me e mio figlio.
un no, senza mezzi termini.
nel sogno corro via da quella casa, in lacrime su una strada battuta da una pioggia torrenziale.
e le mie lacrime sono pioggia e fiumi di dolore nero che si riversano sull'asfalto.
mi nascondo in una nicchia poco protetta di alcuni gradini.
la testa rimane miseramente esposta alle intemperie.
sono ad una fermata dell'autobus di una qualsiasi città nel mondo.
alcune persone si avvicinano in attesa.
nonostante sia ben visibile e sconvolta nessuno di loro mi presta soccorso.
indifferenza.

quando mi sveglio penso che la paura che ciò accada davvero è tantissima.
e penso anche di sentirmi molto sola in questa scelta.
nessuno si accorge che sto piangendo.
rifletto.

la giornata è bellissima, il cielo di un azzurro tutto pieno di colore (son i cieli che mi ricordano Sandro Penna).
l'aria è più fresca e pulita.

mi faccio forza.
nonostante il senso sconfinato di smarrimento inizio la giornata.

per strada di corsa, tra un impegno e l'altro incontro una cara amica.
la mia cara amica.
colei che conosce ogni dettaglio della mia vita, e ogni sfumatura dei miei dolori e ogni gioia dei miei successi.
è il tempo di un saluto, di un sorriso, di un promettersi vediamoci presto.
nonostante le corse delle nostre vite.
so che anche lei sta passando momenti difficili, impegnativi, decisioni sofferte e delusioni cocenti.
lo so e per questo mi sono fatta da parte, non l'ho coinvolta nelle ultime vicende, per paura di appesantirla, o per stupido egoismo. non so.

il nostro saluto è stato brevissimo, quasi senza bisogno di dire nulla di più, che con gli sguardi il nondetto era già stato enunciato.
e poi il mio occhio destro mi ha tradita.
un soffio di vento? un pulviscolo?
lui, di solito sano e mai ribelle ha iniziato a lacrimare come una fontana, che quasi ci veniva da ridere.
una fontanella irriverente sulla mia guancia destra che non voleva placarsi.
sembrava quasi che l'occhio volesse sgorgare via!

ci abbiamo riso e ci siamo salutate.

girato l'angolo il mio occhio è tornato il solito stupido occhio verde, come nulla fosse mai accaduto.

ho ripensato al sogno, al dolore per l'indifferenza di chi mi circonda.

e ho pensato a me, al mio povero occhio che si è messo a urlare - amica mia, almeno tu, mi vedi che sto male?



4 commenti:

  1. Un abbraccio da lontano può servire?...

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  2. Non aver timore qualsiasi cosa accada: in questo risiedono le radici della felicità (Sensei)

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  3. bellissimo questo pezzo, triste e malinconico ma forte. meravigliosa la chiusa...
    un abbraccio

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  4. ps ho dato da mangiare ai pesci. potevo vero?

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