venerdì 25 marzo 2011

in love

mi sono innamorata.
come una adolescente con ancora i brufoli e le tette piccole.

quando sono lì, nella stanza piccola e calda immersa nel sole, stropiccio bene gli occhi, mi guardo attorno e mi dico "eccomi, sono qui - goditi bene questo momento, che poi passa e ti mancherà".

posso raggiungere l'oggetto del mio desiderio solo due volte alla settimana.
che dolore, centellinare una passione così dirompente!

nata per caso, tra l'altro.
Bino che mi dice, vai a provare, sali, chiedi all'istruttore un soprasella.
io scettica salgo le scalette a chiocciola rosa shocking ed entro diffidente nella stanza del sole, con due finestre incredibili che si affacciano sul porto e sul mare infinito.
ci sono quattro o cinque atleti già pronti sulle loro bike che pedalano pedalano, provvisti di asciugamanini, polsini, fasce sulla fronte...

mi irrigidisco un po'. mi avvicino ad una bicicletta e l'istruttore zelante mi chiede il nome ( e non lo scorderà mai più! come tutti i nomi dei compagni di viaggio) e mi aiuta a regolare l'altezza del sellino.
ingabbio i piedi nei pedali.
inizio anche io a pedalare.

la lezione parte a suon di musica ad alto volume.
già la cosa mi piace.
incappo immediatamente nella prima difficoltà: pedalare a ritmo.
dai, non è difficile, mi ripeto. ma è mostruosissimamente difficile!
si, perché esaltata dal volume inizi a pedalare con vigore e il peso della gamba accelera immediatamente l'andatura e allora devi rallentare che ti pare che si strappi il muscolo sulla coscia (pazienza, non conosco i nomi dei miei muscoli... gino, pino, alberto, marietto..)
insomma. un casino.

l'istruttore ha un radiomicrofono con il quale impartisce ordini sovrastando il volume della musica.
il primo giorno ricordo di non aver fatto troppo caso alla sostanza delle sue parole.
ero troppo concentrata a resistere alla tentazione di sganciare i piedi dai pedali.
si perché la prima volta è stato scioccante;
quelle ruote pesanti che non si fermavano mai, il doversi alzare in piedi e pedalare, stare in equilibrio, non cadere, non cedere, mantenere il ritmo..e ultimo - ma primo fra tutti - il dolore lancinante in un posticino che non posso dirvi, che ho avuto i lividi per dieci giorni!

i tre quarti d'ora di lezione sono scivolati, sudati sulla pelle di tutti ( tranne che la mia, sono avara anche con il sudore), e mi sono detta, cavoli, questo spinning non è male... e camminando con cautela e lentezza da lumaca giù per le scalette fino agli spogliatoi, per la ehm patatina completamente addormentata dal dolore, mi sono ripromessa di tornarci.

ora sono passati due mesi di pedalate.
e la passione è sempre più forte.

sorrido al mio fragile amore, quando mi guardo attorno, che anche io conosco per nome i compagni di viaggio.
sorrido quando sento le gambe pesanti e doloranti per lo sforzo di arrivare fino in fondo senza mai cedere.
sorrido alle immagini alpestri che ci suggerisce l'istruttore "e ora inizia la nostra salita... siamo un bel gruppo, bravi, ecco la prima curva, con il vento che ci ostacola la pedalata... manca poco alla vetta, siamo compatti... eccoci di nuovo in pianura, dieci minuti in cui mantenere il cardio (e che sarà mai ora questo cardio?) al 75% (eehhh???) ...

ed io con il cuore che accelera e le mani piagate incollate al manubrio mi perdo a guardare fuori dalla finestra dove vedo un pezzo di porto e di mare.
pedalo e sorrido, con gli occhi assorbiti dal blu lontano e mentre noi siamo lì, piccoli ciclisti rinchiusi dentro ad una stanza, una nave enorme lentissima attraversa il mio quadrato di cielo e mi riempie il cuore di pace.

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