giovedì 24 novembre 2011

la scrittura è un bene che va allenato.

certo, senza nessuna pretesa particolare, solo perché sto trascurando il mio blog, la mia stanza delle parole.
e la cosa mi procura molto dispiacere e disappunto.
penso spesso - ora scrivo questa cosa che galleggia nella mia mente da ore - ma la giornata frenetica mi lascia poco spazio.
rimando.
oggi ho messo un punto.
la scrittura è un bene da allenare.
non si sa bene per che cosa, non certo per le olimpiadi.
o per scrivere un libro...
un allenamento per fluidificare i pensieri.

viaggio poco ultimamente. viaggiavo molto di più prima dell'arrivo di mio figlio. ora solo lo stretto necessario.
nei miei viaggi spesso passo da una tal stazione in cui cambio il treno.
ero con niccolò, lo scorso inverno. sul binario uno, fermi con il nostro mucchio di valigie.
squilla il telefono.
con una mano lo tengo vicino all'orecchio con l'altra riacciuffo l'anguilla che ogni secondo cerca di divincolarsi e correre non si sa bene dove.
ma il respiro si blocca in gola e il cuore inizia a spaccarsi nel petto per la violenza delle botte.
- sai quando è stata l'ultima volta che hai visto o sentito M.?
- beh, dunque, forse una settimana... che succede?
- la moglie mi ha chiamato, non riesce a rintracciarlo da due giorni, la porta di casa è chiusa, non risponde, il cellulare è spento. è molto preoccupata...

la stazione mi appare in un istante un luogo assurdo e silenzioso. c'è quell'angolo di binario, un pilone della luce, un negozio, uffici, le mie borse abbandonate sul cemento.

ogni volta che passo da quel luogo il mio corpo ricorda quella sensazione di muto dolore.

Hanno trovato M. a casa, seduto al tavolo. da due giorni senza vita.
l'aveva lasciata scivolare via nella solitudine.
non la nutriva di cibo e di calore da giorni e giorni.
non aveva chiesto aiuto, non si era scomposto negli ultimi momenti.
seduto come in una sala d'attesa. in una attesa di giustizia, di una vita che forse arriverà e che forse sarà più lieve per lui.

penso alla mia vita che ho acciuffato per i capelli.
metaforicamnete parlando.

questo riacciuffare per i capelli mi porta un'immagine nella mia testa come una cartolina anni cinquanta in bianco e nero: mia madre di cinque anni e i suoi due fratelli grandi che fanno il bagno sulla spiaggia di viserbella, vicino a rimini.
mia madre mi ha raccontato che quando era piccola la spiaggia era molto diversa da come si presenta ora.
era selvaggia e coperta di dune che la muovevano dolcemente allo sguardo, c'erano arbusti e piante spontanee, conchiglie, pezzi di legno riportati dal mare.
e il mare, come ora, da conquistare passo dopo passo aveva mille trabocchetti, buche e vortici sul fondale.
era fondamentalmente più pericolosa.
e mia madre piccina che si tuffa con i fratelli nelle onde.
poi una bolla di nulla, di acqua e sabbia, di verde marcio, di apnea e di terrore.
mia madre che cade in una buca e affonda rapidamente.
un attimo e sparisce dalla vista.
e questi capelli che per pochi istanti fluttuano sulla superfice.
poi una mano che li agguanta come un felino.
una mano come una zampata che riporta con violenza in vita, alla luce, all'aria.

questo sento in comune con mia madre.
e penso a M.
che spesso per me è stato quella mano che riacciuffa.
c'era sempre quando chiedevo aiuto. con la giacchetta di camoscio e i mocassini.
timido all'estremo: abbassava gli occhi, non parlava e schivava ogni tentativo di approccio.
guidava un taxi, un'auto modesta e vissuta.
una mattina mi ha accompagnata in stazione. era la fine del suo turno ed io portavo niccolò ancora molto piccolo legato al mio petto con una fascia turchese.
erano quasi le sei della mattina ed era provato per la lunga notte di lavoro.
era generoso e a suo modo ironico e acuto.
niccolò da piccolo lo sceglieva spesso tra le persone sedute a terra accanto a lui, per tirargli i capelli, o tirargli in testa un giochino o fargli una carezzina.
M. si emozionava e mi si incrinava un po' il cuore per questo piccolo momento di tenerezza tra questi due individui.
niccolò lo sceglieva e questo bastava per scaldare il mio - il suo - cuore.

1 commento:

  1. Finalmente ti leggo di nuovo. Spero di sentire presto anche la tua voce :-)

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