sabato 2 giugno 2012

Beethoven


questa sera abbiamo cenato tardi Niccolò ed io.
la radio accesa naturalmente.
Radio 3 naturalmente.
concerto in diretta da Torino. al podio Michele Mariotti, con l'Orchestra Nazionale della Rai e l'Orchestra del Teatro Regio di Torino.
ho sentito un'onda calda salire dentro.
e Niccolò mangiava con gusto la sua porzione di carne.
lo guardavo intenerita.
Il conduttore ha presentato Beethoven, la settima sinfonia.
il cuore ha fatto un sussulto.
la settima.
non ho resistito, mi sono avvicinata a Niccolò e gli ho sussurrato:
- "Niccolò, ascolta questa musica; sai il signore che ha pensato la musica e poi l'ha scritta fitta fitta in fogli grandi e che poi tutta l'orchestra insieme al direttore esegue aveva un grosso problema.
questo signore non poteva ascoltare la musica.
non sentiva le voci degli amici, e i bambini giocare e il gatto miagolare.
non sentiva il suono del suo pianoforte quando lo suonava, o il canto del pastore che richiamava le pecore dal pascolo.
era come se avesse le mani sempre schiacciate sulle orecchie, ma lui non le voleva tenere lì, ma non poteva fare nulla. sentiva solo tanto silenzio.
eppure.
eppure la musica era nella sua testa, ed era lì che girava girava. chiudeva gli occhi e la sentiva, sentiva i violini e i contrabbassi e sentiva il ritmo e i fiati aprirsi e crescere crescere, poi tutto ritornare piccolo e dolce.
e non poteva tenerla tutta lì dentro alla sua testa e allora prendeva questi grandi fogli e scriveva scriveva ogni suono che gli suonava dentro la testa.
e ora, senti Niccolò, senti questa musica, senti questa forza, questa energia.
senti come la musica ci rende felici."
lo guardavo e i nostri occhi erano luminosi, lucidi, grandi e bellissimi.


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